scrittura / Racing in the streets: un’analisi testuale(lunedì, 28 maggio 2012)Anche i testi delle canzoni raccontano delle storie. Qualche volta sono più simili alla poesia nell’accumulo di immagini e di simboli, ma altre volte raccontano vite intere condensate in una manciata di versi. Oggi vorrei analizzare dal punto di vista testuale una canzone di Bruce Springsteen, Racing in the street, dall’album Darkness on the edge of town (1978). Nella sua scrittura, molto raffinata, Springsteen in realtà viola consapevolmente una serie di regole di scrittura (e aggiungo, di buona educazione), per scrivere un testo che arriva nel profondo. La cosa migliore è analizzare la canzone a blocchi. Una curiosità: in una delle prime versioni della canzone la macchina “protagonista della storia” è una Ford del ’32 con un 318 nella testata. Chissà cosa ha spinto il Boss a cambiare automobile. Può sembrare un dettaglio lezioso, ma non lo è: il modello e la macchina è uno dei pochi dettagli davvero precisi della storia. I got a sixty-nine Chevy with a 396 Fuelie heads and a Hurst on the floor She’s waiting tonight down in the parking lot Outside the Seven-Eleven store Me and my partner Sonny built her straight out of scratch And he rides with me from town to town We only run for the money got no strings attached We shut `em up and then we shut `em down (Traduzione: Ho una Chevrolet del 1969, con una testata 396 e un cambio Hurst. Stanotte mi aspetta nel parcheggio di fronte al 7-11. Io e il mio partner Sonny l’abbiamo costruita dal nulla e andiamo di città in città. Corriamo solo per soldi, non abbiamo legami, li facciamo stare zitti e li massacriamo) Il tempo è il presente. Questo è molto importante, perché la canzone è una forma espressiva che si avvicina molto al teatro perché si svolge nel tempo. In un libro o in una poesia si può tornare indietro, mentre in una canzone si cerca di non fare questo “salto a ritroso” e si tende ad ascoltare una canzone fino in fondo, così come è stata composta. Si potrebbe dire che la narrativa sta al teatro come la poesia sta alla canzone, da questo punto di vista. In un certo senso ci troviamo di fronte a un monologo cantato: quello che il protagonista racconta sta accadendo mentre succede, il tutto amplificato dalle atmosfere musicali, da armonie, melodia, arrangiamento eccetera. L’inizio è molto preciso, non è una macchina qualsiasi e anzi c’è una sovrabbondanza di dettagli tecnici, fino al parcheggio in cui è collocata l’automobile. Questi non sono particolari estetici, sono dettagli che definiscono un’identità. Sono stati il protagonista (di cui non sappiamo il nome) e Sonny a costruirla. La macchina è loro e loro sono la macchina, è come se fossero un trio, vanno di città in città e gareggiano. Tonight, tonight the strip’s just right I wanna blow `em off in my first heat Summer’s here and the time is right For goin’ racin’ in the street (Traduzione: stanotte il circuito è perfetto, voglio scrollarmeli di dosso al primo giro. E’ arrivata l’estate e il tempo è ideale per gareggiare nelle strade) Il ritornello è un’anticipazione della gara. Il momento effettivo della gara, con tutte le emozioni provate in quegli istanti, non viene mai preso in esame durante la canzone. La sensazione di correre in questo caso è al di là della possibilità del linguaggio. Al massimo può essere descritta l’eccitazione precedente alla gara. We take all the action we can meet And we cover all the northeast state When the strip shuts down we run `em in the street From the fire roads to the interstate (Traduzione: prendiamo tutte le gare che possiamo, percorrendo gli stati nord orientali. Quanto il circuito chiude continuiamo nelle vie, dalle trade infuocate fino all’interstatale) Questa è la continuazione della prima strofa. E’ una specificazione del tipo di percorso che fanno. Da notare l’uso del “We”, il “noi”. A tutti gli effetti lui e Sonny sono una coppia (nel senso della partnership, ovviamente). Some guys they just give up living And start dying little by little, piece by piece Some guys come home from work and wash up And go racin’ in the street (Traduzione: alcuni ragazzi rinunciano semplicemente a vivere, e iniziano a morire a poco a poco, un pezzo alla volta. Alcuni ragazzi tornano a casa dal lavoro, si lavano, e vanno a gareggiare nelle strade) Questo è un punto importante. Fino a questo momento abbiamo avuto descrizioni molto asettiche, sono stati esposti una serie di fatti. Qui invece il protagonista ci mostra involontariamente un aspetto del suo sistema di valori. Gareggiare vuol dire essere vivi. Rinunciare a gareggiare porta lentamente alla morte. C’è un’opposizione diretta fra “Alcuni ragazzi rinunciano… a vivere…” e “Alcuni ragazzi… vanno a gareggiare…”. Dopo questa strofa c’è una ripetizione del ritornello con qualche variazione (i due si propongono di sfidare il mondo intero) e subito dopo segue un intermezzo musicale, un bridge senza parole. La funzione di questo bridge non è puramente estetica, ma è legata alla proporzione del testo. In questo caso serve a far percepire lo scorrere del tempo. Passiamo alla strofa successiva: I met her on the strip three years ago In a Camaro with this dude from L.A. I blew that Camaro off my back and drove that little girl away (Traduzione: l’ho incontrata sulla pista tre anni fa. Era in una Camaro con un tipo di Los Angeles. Mi sono gettato via la Camaro e ho portato via la ragazza) Qui succedono due cose: 1) il protagonista parla al passato, un passato recente che però porta il peso di decine d’anni 2 2) Entra in gioco la ragazza. Dal punto di vista della scrittura assistiamo a un comportamento “maleducato” da molti punti di vista. Non sappiamo nulla della ragazza, non sappiamo come si chiama, come è fatta o da dove venga. La cosa importante è che stava su una Camaro, e la Chevrolet vince sulla Camaro. La tipa peraltro viene trattata come un premio (seconda maleducazione) e viene portata via. Allo stesso tempo, scompare del tutto Sonny, il partner della prima strofa. Non si sa che fine ha fatto (terza maleducazione). But now there’s wrinkles around my baby’s eyes (Traduzione: ma ora ci sono delle rughe intorno agli occhi della mia piccola) Da questo punto l’analisi diventa capillare. Questo è l’unico dettaglio fisico della ragazza. In tre anni le sono venute delle rughe intorno agli occhi. In realtà è un dettaglio psicologico nascosto da caratteristica fisica. Quello che ha visto in questi tre anni ha provocato un invecchiamento precoce. La chiave di questo cambiamento è nel “but now”, questo “ma ora” che apre un abisso tra un passato glorioso e un presente fatto di dolore. And she cries herself to sleep at night (Traduzione: e piange fino ad addormentarsi) In realtà è come se fosse cullata fino al sonno dalle sue stesse lacrime, questo è un dettaglio che si perde un po’ nella traduzione. Ecco che scopriamo la ragione delle rughe. Inoltre c’è un rovesciamento: non abbiamo più la ragazza premio. C’è autentica partecipazione da parte del protagonista, che si dimostra straordinariamente attento a quello che succede alla sua ragazza. When I come home the house is dark (Traduzione: quanto torno a casa, la casa è buia) Il buio, l’oscurità sono elementi fondamentali di tutto il disco in cui è inserita la canzone. La prima frase del disco è “lights out tonight” (Badlands) e l’ultima frase è la stessa che dà il titolo all’album, “Darkness on the edge of town”. Si tratta però di un’oscurità del tutto particolare: è un angolo buio che si trova nel cuore di tutti i personaggi, un dolore che ciascuno di essi è costretto a portarsi appresso senza potersene liberare. E’ un’oscurità psicologica. “To get to Candy’s room you gotta walk the darkness of Candy’s Hall” (Candy’s room): anche qui per arrivare da Candy bisogna attraversare un’oscurità. Questo genere di oscurità a che fare con un senso di depressione (non necessariamente clinica) che si è impadronito della ragazza. Questo senso di depressione è una costante a suo modo: per questo Darkness è uno dei dischi letteralmente più cupi: “you’re born with nothing, and you’re better off that way. Once you got something to care, they’re gonna try and take it away”, cioè sei nato con nulla (citazione quasi letterale dal libro di Giobbe, ma anche da Woody Guthrie, che scrive nella sua biografia “sono nato nudo”) ed è meglio così. Se ti importa di qualcosa, stai certo che cercheranno di portartelo via. She sighs “Baby did you make it all right” (Traduzione: sospira: “piccolo sei tornato, è andato tutto bene”) Qui è come se la donna fosse diventata la moglie del poliziotto: si aspetta sempre una brutta notizia. In questo caso un incidente mortale. Il sospiro presuppone che lei sia stata in tensione fino al ritorno dell’eroe. Così in tensione che di fatto ha anche dimenticato di accendere la luce, lasciando la casa al buio. She sits on the porch of her daddy’s house But all her pretty dreams are torn (Traduzione: sta seduta sulla veranda della casa paterna, ma tutti i suoi sogni graziosi sono lacerati) Qui l’analisi diventa ancora più raffinata: il dettaglio della casa paterna non è puramente estetico. C’è un qualcosa di cui non si parla, un trauma innominabile di cui l’eroina è stata probabilmente vittima. In una versione precedente, che si può sentire in The Promise, il testo è ancora più esplicito “but your pretty dress is torn”, e cioè “ma il tuo bel vestito è lacerato”. She stares off alone into the night With the eyes of one who hates for just being born (Traduzione: guarda da sola lontano, nella notte, con lo sguardo di chi odia per il solo fatto di essere nato) Altri atteggiamento che denotano non solo uno stato depressivo generico, ma un autentico odio per qualcosa che l’eroina ha subito. For all the shut down strangers and hot rod angels Rumbling through this promised land Tonight my baby and me we’re gonna ride to the sea And wash these sins off our hands (Traduzione: per tutti gli stranieri sconfitti e per gli angeli da hot rod che mormorano in questa terra promessa, questa notte io e la mia piccola andremo fino al mare e laveremo via questi peccati dalle nostre mani) Questa è una costante nella poetica di Springsteen, il rituale di purificazione nell’acqua, cosa che accade in The River e che in Thunder Roads assume i connotati di un rituale di evocazione, in cui i fantasmi dei ragazzi che l’eroina ha mandato via hanno ai loro piedi i brandelli della sua veste cerimoniale del diploma di maturità. Tonight tonight the highway’s bright Out of our way mister you best keep `Cause summer’s here and the time is right For goin’ racin’ in the street (Traduzione: stanotte l’autostrada è luminosa. Fuori dai piedi signore, si tenga alla larga. E’ arrivata l’estate e il tempo è ideale per gareggiare nelle strade) Qui il cerchio viene chiuso. Si potrebbe dire che la vecchia generazione ha fatto largo alla nuova, l’eroe si è ritirato e non gareggia più. C’è una piccola differenza che però fa assumere a una frase apparentemente identica un nuovo significato. La strada non è più “right”, perfetta, ideale per gareggiare. Grazie a una piccola “b” è diventata “bright” e cioè luminosa. L’oscurità è scomparsa, grazie al rituale di espiazione. Per giunta l’eroe vede le cose per quello che sono, senza giudicare, senza avvertire chi ha preso il suo posto, ma come se tutto fosse nell’ordine delle cose. Quello che è davvero mutato è che la luce ha preso il posto dell’oscurità. Si può aggiungere che questo finale di redenzione fa parte di “Darkness”, perché in “The Promise” viene ripreso semplicemente il ritornello iniziale, senza variazioni. Anche dietro a una canzone si può raccontare un’intera esistenza in modo efficace, anche se in apparenza ci sono numerosi “errori tecnici” dal punto di vista della scrittura. Viene da pensare che a volta qualche piccola “sporcatura” può essere molto più efficace di una pulizia tecnica e asettica.
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