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RECENSIONI   /   cinema recensioni   /   Disonestà e difetti di Amazing Spider-Man

(venerdì, 6 luglio 2012)

Tutti i film che parlano di supereroi hanno un grande problema in comune. Mi permetto di aggiungere che molti dei critici cinematografici che conosco sono pronti a riconoscere questo difetto genetico delle pellicole tratte da fumetti Marvel, DC e simili, quindi so benissimo di non dire niente di particolarmente originale. Quando ci sono superpoteri in ballo, gli autori delle trasposizioni cinematografiche si sentono in dovere di parlare di come questi poteri sono stati acquisiti, come sono stati integrati nella realtà del personaggio e come quest’ultimo abbia deciso di usarli per il bene collettivo. Non ci sarebbe niente di male in tutto questo, se non fosse per il fatto che la genesi dei poteri dell’uomo ragno, piuttosto che di Hulk o di Batman (anche se in quest’ultimo caso è errato parlare di superpoteri) è già nota a chi sia minimamente interessato alla visione di un prodotto basato su questi personaggi. Il caso di Spider-Man poi è eclatante: l’ultimo Spider Man di Raimi prima di questo riavvio è di soli cinque anni fa (2007), mentre il racconto delle origini è di dieci anni fa (2002). Il fatto che Peter Parker sia stato morso da un ragno non mi sembra minimamente definibile come “spoiler” tanto fa parte della cultura popolare. Eppure ancora una volta dobbiamo subirci il morso del ragno, il rapporto tra Parker e gli zii e l’idea che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Salvo poi tradire quest’idea fondamentale nell’ultimo secondo del film (ma non dico il come o il perché: questo sì sarebbe uno spoiler).

Un’altro motivo ritenuto “necessario”, nel primo film basato su un supereroe, consiste nella capacità di controllare e affinare i nuovi poteri. Forse l’unico aspetto originale in termini di regia consiste nel mostrare l’aspetto per certi versi “realistico” delle nuove acrobazie di Peter Parker. Molto spesso i suoi salti nel vuoto appaiono goffi, rallentati, ma non per una questione di velocità, quanto di verosimiglianza. Un uomo che salta appare esattamente in quel modo, ma l’estetica dell’adattamento fumettistico aveva reso ormai generalizzata l’idea di movimenti velocissimi e leggeri. In questo modo Webb restituisce pesantezza e umanità al personaggio, dunque discostandosi dalla tradizione precedente. Che questi motivi siano necessari, è un altro punto che viene dato per convenzione. Negli X-Men per esempio (uno dei pochi film supereroistici a mio avviso davvero validi) questo aspetto non veniva minimamente affrontato. Questo dava alla pellicola stessa un respiro più ampio e un’azione più concitata e concisa: l’audience si trovava subito nel pieno dell’azione, convolgendosi di più.

Il cattivo di Amazing Spider-Man, è cioè Lizard-Man è pessimamente concepito (i cattivi sono importanti!). Ci troviamo di fronte a una specie di lucertola dalle caratteristiche facciali vagamente umanoidi che non è spaventosa, grottesca o anche solo orripilante. E’ semplicemente ridicola nella sua tenerezza quasi involontaria. In questo caso viene il sospetto che il cattivo sia stato scelto non in termini di “appeal” ma in funzione della direzione che si vuole far prendere all’intera saga. E’ facile prevedere che l’aspetto genetico giocherà un ruolo fondamentale nei prossimi film, visto che gli autori hanno legato questo nodo narrativo alla vicenda familiare di Peter Parker (nessuno spoiler anche qui, si vede nei primi minuti).

Resta da dire ancora qualcosa sul personaggio di Gwen Stacy, forse uno dei più controversi non dell’uomo ragno, ma della storia del fumetto in generale. Nel fumetto (e ripeto: nel fumetto) la morte di Gwen Stacy è un espediente narrativo con cui viene data maggiore profondità psicologica a Peter Parker. Questo aspetto specifico è stato oggetto di critica femminista nella serie di video “tropes vs women”, di cui ho parlato in un altro articolo. In questa analisi, che condivido in pieno, Gwen Stacy è un personaggio sostanzialmente vuoto, un oggetto del desiderio che serve solo a dare un senso alla vita del protagonista solo nel momento in cui scompare.

C’è una sostanziale evoluzione nel personaggio di Gwen Stacy? A conti fatti, sembrerebbe di no. Gwen Stacy in questo riavvio dell’uomo ragno è un personaggio bidimensionale, anche una semplice aspetto decorativo nel grande destino del futuro supereroe. Vediamo rapidamente perché. Gwen viene indicata come uno scienziato già di grandi capacità, ma gli unici momenti in cui le vediamo in queste vesti sta: 1) conducendo un gruppo all’interno di un laboratorio, come una guida qualunque 2) facendo un lavoro “da fattorino”, nel momento in cui porta un oggetto da una località “A” a una località “B”. Gwen viene descritta come una persona di rara intelligenza e destinata a una delle migliori università, ma non vediamo mai in azione la sua intelligenza. In altre parole le sue doti restano “nominali” ma non sono mai espresse nel film in alcun modo. Questo è molto grave perché il personaggio perde totalmente l’autorevolezza con cui viene presentato. Al massimo Gwen è ritratta come infermiera nel momento in cui cura le ferite dell’eroe, immagine rassicurante perché inquadrata nel classico ruolo di cura e supporto affidato alle donne.

Ultimo punto: Gwen non è davvero dotata di libero arbitrio e sembra quasi l’oggetto di una “contrattazione” invisibile tra il padre di lei e il suo futuro partner. Questo, dal “Padre della sposa” in poi è un grande classico. In realtà dietro alla gelosia di un padre nei confronti di una figlia c’è sempre qualcosa di profondamente inquietante (anche se proviamo a rendere romantico questo aspetto). La visione ottusamente patriarcale di questa scrittura nega di fatto al personaggio qualsiasi opportunità autentica di sviluppo. Gwen è trattata da pacco e il possesso esercitato su di lei viene scambiato come amore. Ricapitolando, Gwen Stacy è un personaggio debole e innocuo, oggetto al massimo di protezione ma non degno di rispetto da parte delle sue controparte maschili. Peter Parker dice chiaramente di essere il vero scienziato fra i due, per mettere a tacere eventuali equivoci.

Resta la domanda, a parte il bisogno di restare al passo con le uscite cinematografiche più importanti, Amazing Spider-Man è un film da vedere? La risposta è ni, nel senso che non è una pellicola terribilmente brutta. E’ però un prodotto estremamente blando nell’intreccio narrativo, lento nella presentazione di presupposti ormai arcinoti e francamente insostenibile nella presentazione di Gwen Stacy. Per quanto riguarda le singole scene, non ne saprei citare nemmeno una davvero memorabile.

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