(sabato, 21 luglio 2012)
Adoro andare ai Festival di Ukulele. Il Festival di Caldogno, giunto alla seconda edizione, è per me un’occasione molto speciale per rivedere amici di data più o meno lunga, incontrarne di nuovi e stare tutti quanti insieme in un’atmosfera rilassata, quasi fuori dal mondo, per alcuni giorni. Questo Festival per me ha poi avuto una particolarità che me l’ha fatto apprezzare ancora di più: viaggiare con Jontom, che è sì un musicista tecnicamente perfetto e dotato di grande sensibilità, ma è prima di tutto un amico. Quest’anno il Festival si svolge all’interno di Villa Caldogno e non nella dependance. Per questo mi sono preso la libertà di presentare, a simbolo di questo post, la damina che sona il liuto.
I gruppi sono davvero tanti, artisti molto interessanti che vengono un po’ da mezza Europa e da qualche angolo del mondo. Nella foto possiamo vedere Ukulele Red e Lil Mamie Brown, che hanno letteralmente acceso la serata con i loro ritmi sincopati, con la loro ironia tutta al femminile e rigorosamente “vintage” e i loro effetti vocali del tutto naturali.
Avevo conosciuto i Winin Boys un paio di anni fa, al secondo Festival ukulelistico in Belgio. Gruppo assolutamente maturo e interessante, molto affiatato e dai ritmi assolutamente tirati. Anche in questo caso andiamo su atmosfere rigorosamente retrò. Cosa che a me va bene, però spererei di vedere l’ukulele esprimersi anche in altri contesti.
Ho enormi aspettative per Jontom e Violetta. che in questa cornice si buttano su un genere che apprezzo molto, e cioè il bluegrass. Violetta ha una voce davvero molto interessante, voce country, calda e vibrata.
The Uke Box sono un altro dei miei gruppi (in questo caso un duo) preferiti. La voce di Shelley, calda, melodiosa e dal timbro del tutto particolare è sempre piacevole da ascoltare. La capacità polistrumentale di Marko non è da meno, ed è davvero il caso di dire che si complementano a vicenda.
Ukulelezaza, alias Remco, è un altro dei miei preferiti. Musicista di rara espressività, riesce a fare su un minuscolo “soprano” cose molto interessanti, facendole peraltro sembrare di una semplicità disarmante.
Riguardo ad Adriano Bono e la sua Minima Orchestra non ho davvero molto da dire: ho visto i suoi set così tante volte da conoscerli praticamente a memoria! Sono lieto della sua recente aggiunta al repertorio di “We Israelites”. Coinvolgenti e danzerecci come al solito, hanno portato alto il vessillo della musica caraibica. Se vi piace. Se non vi piace, in finale è anche un po’ problema vostro
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