Questo sito è dedicato allo sviluppo e alla pratica della scrittura creativa in tutte le sue forme e comprende l’analisi critica di vari mezzi espressivi, dalla narrativa alla musica, dal cinema al teatro, passando per altre forme che fin troppo spesso sono considerate minori: la televisione e il fumetto.

scrittura   /   Lavoro dello scrittore: l’inizio programmatico di Anna Karenina

(venerdì, 15 marzo 2013)

Dopo aver compiuto una breve analisi del film di Joe Wright basato su Anna Karenina, vorrei tornare sul romanzo e in particolare sulla prima frase. L’incipit del capolavoro di Tolstoj, conosciutissimo, citatissimo e non a caso molto amato nella sua amarezza recita: “Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Aggiungo per completezza che questa frase non è enunciata nella pellicola di Wright.

Se analizziamo questa frase dal punto di vista della scrittura, possiamo chiederci ragionevolmente che cosa Tolstoj volesse comunicare ai lettori.

E’ un inizio programmatico. Tolstoj con questo inizio vuole dire qual’è il tema del libro: l’infelicità familiare.

E’ un inizio provocatorio. In realtà si può essere d’accordo o in disaccordo con questa frase. Al di là del potere evocativo, è lecito chiedersi “perché le famiglie felici sono uguali le une alle altre? Qual’è il tipo di felicità familiare a cui fa riferimento Tolstoj?”. In effetti in Anna Karenina c’è almeno una famiglia felice o che si avvia verso la felicità, composta dalla coppia Levin / Kitty, ma è difficile sostenere che la loro felicità sia “simile” a quella di altre famiglie. Forse le famiglie felici della prima parte della frase non sono davvero così felici, forse è solo una felicità di facciata a uso e consumo delle convenienze sociali.

E’ un inizio interessante. Poiché “ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, ciascuna delle vicende narrate da Tolstoj è unica ed eccezionale. Chi legge un romanzo deve avere la sensazione di leggere qualcosa al di fuori dell’ordinario, qualcosa che trascende situazioni comuni pur richiamandole indirettamente.

Non tutti i romanzi hanno un inizio programmatico, e questo non è necessariamente un male. Anzi, l’incipit potente in mani incerte può essere un’arma a doppio taglio e può risultare addirittura controproducente se un autore non è in grado di prevedere tutte le possibili ramificazione di un inizio fulminante. In generale direi di guardarsi bene dagli inizi fulminanti, o al limite… di aggiungerli solo alla conclusione della propria opera, come una specie di ciliegina sulla torta…

Per aggiungere qualcosa sul metodo di lavoro di Tolstoj, aggiungo che lui preparava con attenzione gli schemi di quello che avrebbe dovuto scrivere. Ripropongo in questa sede il suo schema della prima parte di Anna Karenina. Fosse mai che ci venga qualche idea su come delineare i nostri scritti (e un pizzico di umiltà, che non guasta!)

Da notare che nella prima stesura Vronskij si chiamava Gagin.

1a Parte

Cap. 1. Gli ospiti si riunirono alla fine dell’inverno, attendevano i Karenin e parlavano tra loro. Essa arrivò e si comportò sconvenientemente con Gagin.

Cap. 2. Spiegazione col marito. Gli rinfaccia la precedente indifferenza. “E’ tardi”.

Cap. 3. Gagin dal maneggio si accinge a recarsi all’appuntamento. Sua madre e suo fratello gli danno dei consigli, egli si reca da lei.

Cap. 4. Gagin a pranzo dai Karenin. Il marito, colloquio col fratello. Stepan Arkadic lo rassicura circa il partito tedesco e circa la moglie.

Cap. 5. Le corse ippiche; cade.

Cap. 6. Corre da lui, gli rivela la sua gravidanza; spiegazione col marito.

[Fonte: Tolstoj, Romanzi e taccuini, Vol. III, Sansoni 1961, traduzione di Nice Contieri]

 

Condividi condividi su Del.icio.us condividi su Digg


 

RISPONDI


6 + 7 =

ARTICOLI PRECEDENTI

notizie cinema teatro musica scrittura