RECENSIONI / cinema / Diario non ufficiale del 69 Festival di Venezia (4)(lunedì, 3 settembre 2012)A volte due persone si parlano, credono di fare una conversazione sullo stesso argomento, e invece non è così. Me ne sono reso conto con la questione del comunicato stampa della mostra. Ieri sera alla fine ho chiesto al mio “contatto”: ma che c’entrava la questione delle notizie Ansa riprese tali e quali da Repubblica Radio e il comunicato sulla mostra del cinema di Venezia? La risposta è stata, come il buon senso avrebbe dovuto suggerire: assolutamente niente. Avevamo parlato di due cose diverse pensando che fosse la stessa. Non mi stupisco mai della capacità di incomprensione dell’essere umano in generale e mia in particolare. Quindi alla fine com’è andata: qualcuno dei quotidiani avrà fatto la voce grossa, l’ufficio stampa ha fatto un comunicato che qualcuno ha letto e qualcun altro no (perché NON è stato inviato via mail) e tutto è andato avanti come prima. Tutti tranquilli. La libertà di stampa non è in pericolo.
Oggi è stata la giornata di Terrence Malick. A un certo punto sono comparsi dei volantini distribuiti dal simpatico Pierpaolo Festa di Film.it, tramite i quali si voleva scatenare una caccia all’uomo. L’intento volutamente scherzoso era dovuto alla nota natura schiva del regista, che non rilascia interviste e non si fa vedere. Un gioco tra giornalisti dunque. La fila per To the wonder era lunghissima, come previsto, e come previsto molti sono andati a vederlo solo per fischiarlo. Secondo me To the wonder è un film intenso, ambizioso e poetico. Con poetico non intendo però svolazzi e pure delizie estetiche: la poesia di Malick è una ricerca che vuole andare al cuore delle cose, vuole porre delle domande e vuole parlare individualmente a ciascuno degli spettatori. Se poi siano o no disposti ad ascoltarlo è un dettaglio al di là della capacità di controllo del regista. Mi vorrei soffermare su un personaggio, interpretato da Romina Mondello. Lei è il classico spirito libero, che vuole indurre la protagonista a vivere fuori dagli schemi e a liberarsi da tutti i legami e i fardelli che la opprimono. Mi viene da chiedere: è così che all’estero vedono le italiane? E la donna al di fuori degli schemi non finisce per essere uno schema essa stessa? Domanda retorica, lo so.
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