RECENSIONI / cinema / Diario non ufficiale del 69 Festival di Venezia (7)(giovedì, 6 settembre 2012)È solo una settimana che sono a Venezia, ma mi sembra già di essere qui da una vita, o quanto meno da mesi. Sarà che l’atmosfera si sta spegnendo, sarà che le odi osannanti per Spring Breakers mi stanno prostrando, sarà che la voce che vuole un Michael Mann (presidente di Giuria) divertito di fronte alla modesta opera di Korine (sempre Spring Breakers) mi fa sperare, io non vedo l’ora di lasciare la laguna. Vabbè, anche per un altra ragione, ma quella me la tengo davvero per me.
Diciamo subito che Bellocchio prende chiaramente la propria posizione, è a favore della libertà di scelta e non vuole fare un film che vada bene a tutti. Detto questo, dal punto di vista dei temi affrontati c’è tanta retorica, tante semplificazioni e un modo abbastanza facile di cavalcare la cosiddetta antipolitica. Cionostante ci sono alcune sequenze memorabili, inclusa una stanza termale in cui i senatori seguono i lavori parlamentari avvolti da asciugamani che sembrano tuniche. Situazione da basso impero. Toni Servillo è un senatore del Popolo della libertà tanto insolito quando efficace. Ci sono delle piccole perle di ironia qua e là, ma sono presto soffocate dalla necessità di fare dichiarazioni di stampo politico. Dal punto di vista dell’immagine Bellocchio invece è impeccabile. Una mano più leggera nella sceneggiatura avrebbe giovato al prodotto nella sua interezza.
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