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RECENSIONI   /   cinema   /   Recensione: l’ultima ruota del carro

(giovedì, 21 novembre 2013)

20131121-175756.jpgProbabilmente raccontare cosa ci è successo durante il giorno è la prima cosa che abbiamo imparato da piccoli. Estendendo questo principio, è facile pensare che sia anche la prima cosa che l’umanità abbia iniziato a fare, prima che esistessero la scrittura e la pittura, se non altro come sistema per far sopravvivere il più a lungo possibile i propri ascoltatori. Ora, è difficile che la nostra sopravvivenza in senso letterale dipenda da un’informazione, ma ascoltare una storia può sicuramente migliorare la nostra qualità di vita, anche solo venendo a sapere delle disavventture burocratiche di un conoscente. Raccontare storie fa bene, a chi le dice e a chi ascolta.

In senso lato si può dire che tutti hanno una storia da raccontare, e non conta davvero molto il contenuto. Quello che davvero è importante, è raccontarla nel modo giusto.

Nell’ultima ruota del carro Veronesi prende la storia di un uomo comune, le cui vicende attraversano quarant’anni di storia italiana. A volte la storia del nostro paese si interseca in maniera prepotente con la linea della vita del protagonista, altre volte viene semplicemente evocata per dare un’ancora cronologica al racconto di Ernesto. E’ vero che nel film accadono cose che potrebbero sembrare incredibili, ma nella vita di tutti ci sono coincidenze al di fuori dell’ordinario, episodi avventurosi e aneddoti troppo strani per essere veri.

La pellicola di Veronesi è molto lineare nell’andamento. Passa attraverso una serie di aneddoti significativi per il protagonista Ernesto, che arrivano a una comprensione superiore di quello che è davvero importante nella vita. Elio Germano è perfetto per questa parte, con il suo sguardo timido e triste riesce a dare vita in modo credibile a un uomo che si caratterizza come onesto. L’unica cosa che fa storcere un po’ la bocca è che la visione della vita è incentratata solo sul protagonista, mentre la moglie di Ernesto, interpretata da Alessandra Mastronardi, resta un po’ in ombra, in una posizione non del tutto definita. Eppure è facile immaginare che sia stata proprio lei a dargli forza e a sostenerlo in tanti momenti cruciali della sua vita. Purtroppo questi momenti possiamo solo immaginarli. Una maggiore cura in fase di scrittura sarebbe stata auspicabile. Ciò nonostante il risultato è al di sopra della media, pur inserendosi in un filone, la commedia all’italiana, che fa parte della nostra storia del cinema e che non è mai davvero scomparsa.

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