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scrittura   /   15 22 – La testimonianza dell’uomo che culla

(giovedì, 26 settembre 2013)

15 22, oltre a essere uno spettacolo teatrale scritto da Pina Debbi e diretto da Tiziana Sensi, il 25 settembre 2013 è stata un’installazione messa in scena in una delle principali piazze istituzionali: Piazza Montecitorio.

L’installazione prevedeva quattro gabbie, dislocate in punti diversi della piazza, e ciascuna di queste prigioni era il simbolo tangibile di una forma di violenza perpetrata contro le donne: stalking, stupro, violenza domestica e femminicidio. A ogni gabbia corrispondeva un monologo tematico, storie concrete e personali ma allo stesso tempo paradigma di una condizione umana.

Intorno alle gabbie c’era un gruppo di 40 persone, tra uomini e donne, che avevano il ruolo di contrappunto a quelle “prigioni relazionali”, ed erano invece la manifestazione di forme di solidarietà tra generi e, soprattutto, tra donne.

In questo caso è stato fondamentale l’intervento delle musiche composte da Dario Rosciglione (durante l’installazione al contrabbasso), e del sax di Paolo Recchia. Devo dire che durante le prove mi hanno sempre dato una particolare emozione le due cantanti, Chiara Bonome e Gaia De Grecis e le due ballerine, una vestita di bianco (Ilaria Ceci) e una vestita di rosso, secondo me artefici di uno dei momenti più poetici dell’installazione.

Avevo visto 15 22 verso la fine del 2012, al Teatro Quirino e quando il mio amico Alessandro Cimarelli mi ha chiesto se potevo essere interessato a prendere parte all’installazione, ho detto subito sì. Fare parte di un gruppo di 40, rappresentativo della collaborazione tra generi e rapresentativo dei lavori che una donna (in genere) compie nell’arco di una sola giornata.

A volte c’è la collaborazione di un uomo, ma troppo spesso è insufficiente. Forse noi uomini non ci domandiamo mai abbastanza: ho dato il massimo oppure ho fatto solo il minimo indispensabile, per non dire il minimo sindacale?

Ormai le vecchie categorie che vogliono la donna “sottomessa nutrice” e l’uomo “leader autorevole” non devono esistere più. Forse la violenza scaturisce anche da questa suddivisione artificiale, e forse l’uomo diventa violento quando sente che il suo “potere” di capo della casa viene messo in crisi. Il punto è che questa crisi c’è sempre, ed è sana e portatrice di reciproco rispetto. Nonostante quanto alcuni credono, gli uomini non hanno sempre ragione.

Nell’installazione, sono l’uomo che culla la propria bimba, un impiego domestico di cui sono particolarmente orgoglioso. E’ un atto d’amore non rende l’uomo meno autorevole (supponendo che questa sia una necessità irrinunciabile). Lo rende più ricco e più autentico.

E c’erano molte altre persone come me, impegnate in altri lavori. Come Antonella, che fa l’uncinetto e mi ha portato un mini strudel. Come Claudia, che fa la babysitter e si ferma a parlare con me, così come pure Luciana, che allatta la sua bimba. E poi Sonia e Alessandro che fanno gli gnocchi davvero, probabilmente per la prima volta nella storia di Montecitorio, e Rosaria, che scambie due parole mentre fa le pulizie. E tante, tante altre.

Io ho scritto queste parole, quindi si può dire che questo testo sia parte integrante dell’installazione. Un’installazione pacifica, amorevole, ma non è tutto rose e fiori.

La violenza entra e può entrare nella nostra casa in qualunque momento. Possiamo illuderci che non ci riguardi, che sia solo una lite tra vicini rumorosi, o lo sfogo aspro tra due dirimpettai “passionali”. Che termine fuorviante. come se passione e botte fossero sinonimi.

In quei momenti possiamo fare finta di nulla, alzare il volume della televisione, o scappare dove le nostre orecchio non possono essere più ferite da una tale intrusione indiscreta.

Però esiste sempre un momento preciso, che ci coglie nudi e impreparati. Il momento del primo grido, del primo piatto rotto, della prima bestemmia contro una donna. L’uomo “autorevole” non doveva proteggere la “propria” donna? O forse, vuole solo proteggere la propria autorità di “vero uomo”?

Non è forse meglio essere “uomini solidali” piuttosto che uomini “veri”? L’uomo vero non è anch’egli prigioniero di quella stessa gabbia di violenza e di prevaricazione, incapace di provare altre emozioni che non siano rabbiose e violente?

Forse è il momento di rinunciare a certi abiti troppo stretti per diventare uomini solidali, che rinunciano alla formula stantìa della “virilità” per diventare autentici esseri umani.

Concludo ricordando i nomi di chi ha partecipato, gli attori: Anna Cianca, Fabio Pappacena, Sarah Biacchi, Giulia Greco, Alessandro Marmorini, Mariateresa Pascale e Alessandro Waldergan. La mitica e velocissima assistente alla regia dell’installazione: Luisa Banfi. Il tecnico audio/luci Andrea Ferraro. Lo staff audio di Gianni Cioni. Tutte le persone che hanno preso parte all’installazione nel ruolo di se stesse:

DONNA MANAGER: Lara Okwe, ATTRICE/BALLERINA IN CAMERINO: Glaucia Virdone, DONNA CHE ASCIUGA I PIATTI: Annunziata Fabrizi,DONNA CHE FA L’UNCINETTO: Antonella Prudenzi, DONNA COMMESSA 1: Sofia Reggioli, DONNA COMMESSA 2: Giulia Polidori, BABYSITTER: Claudia Uggeri,CANTANTE INSEGNANTE: Chiara Bonome, CANTANTE ALUNNA: Gaia De Grecis, DONNA CHE FA I FERRI: Penelope Sangiorgi, DONNA CHE STIRA: Valentina Zappalà, DONNA DEL CAFFÈ 1: Ivana Matranga, DONNA DEL CAFFÈ 2: Elisabeth Kayfmann, DONNA CHE STENDE I PANNI: Silvia Picalarga, DONNA CHE LAVA I PAVIMENTI: Maria Rosaria Russo,DONNA e UOMO CHE PIEGANO LE LENZUOLA: Patrizia Bigi, Jerry Longo, UOMO CHE CULLA BAMBINO: Mauro Corso, DONNA SULLA PANCHINA: Francesca Todaro, UOMO SULLA PANCHINA: Marcello Calandrini, DONNA CHE CUCINA: Sonia Severa, UOMO A COLAZIONE: Luigi Trinchieri,DONNA A COLAZIONE: Micaela Caserta, UOMO CHE CUCINA: Alessandro Cimarelli, PARRUCCHIERE: Mattia Grego, DONNA SPORTIVA: Flaminia De Biase, PITTRICE: Alessandra di Francesco, DONNA STUDENTESSA: Diana Platania, UOMO STUDENTE: Piergiorgio Villani, UOMO tuttofare di 16 anni: Giuseppe Nicola Isgrot, SARTA: Daniela Caruso, DONNA SPOSA: Sofia Persia.

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