(giovedì, 18 aprile 2013)
La dote più grande che ha ogni scrittore è quella di sapere accogliere la realtà in tutte le sue sfaccettature. Questo accoglimento non è un processo acritico, ma un processo di comprensione del mondo che circonda ogni scrittrice. Prima o poi (meglio se accade prima), ogni scrittrice (spesso più che ogni scrittore) capisce che la realtà è intimamente collegata in ogni aspetto anche più apparentemente più distante. Dal canto si può imparare qualcosa sul respiro, correndo si può imparare qualcosa sul silenzio, dalla lettura solitaria si può imparare qualcosa sul modo in cui entriamo in relazione con il prossimo. Sapere legare tra loro aspetti diversi della realtà è un atto semplice e geniale allo stesso tempo. In questo caso specifico non c’è davvero nulla di geniale in quello che propongo, perché lo Yoga nel comprendere il legame tra corpo, mente e spirito comprende già tutta la realtà, per cui trovare insegnamenti che possono essere utili a ogni scrittore.
1) Lo Yoga insegna che cosa è l’impegno. Come mi dice sempre il mio maestro Schiv, prima dell’impegno e dopo l’impegno non esiste nulla. Può sembrare una frase semplice e persino banale, ma i presupposti sono tutt’altro che scontati. Noi scrittori – lo sappiamo bene – abbiamo un problema: procrastiniamo. Rimandiamo cioè il momento della scrittura, magari con estenuanti ricerche o leggendo libri su “come” scrivere. Il vero impegno è scrivere. Prima e dopo non c’è nulla. E’ un atto completo e perfetto.
2) Lo Yoga non è una performance. La società occidentale ha fatto passare nelle nostre menti il messaggio fallace del successo al primo colpo e della perfezione assoluta dell’esecuzione. Il rischio del fallimento è costante e potenzialmente devastante. Nello Yoga tutto questo non c’è: l’unica cosa importante è l’impegno (ebbene sì, l’impegno è il primo e il secondo punto di questo elenco). Non importa essere bravi, importa impegnarsi secondo le proprie forze, imparando ad ascoltare se stessi e ad assecondarsi senza indulgere nelle proprie debolezze. Così nella scrittura. Non preoccupiamoci del risultato, non ci rattristiamo se la nostra scrittura fa schifo. Con il tempo verrà la bravura, l’importante è la pratica costante e (possibilmente) quotidiana.
3) Lo Yoga spinge a superare i propri limiti. Lo Yoga è una sperimentazione continua, un provare costantemente i propri limiti. Scrivere vuol dire allontanarsi progressivamente dalla strada battuta e rassicurante e provare cose nuove, provare linguaggi nuovi, provare modelli e incroci tra generi mai esplorati.
4) Al di là di ogni paragone, lo Yoga in sè vuol dire attingere direttamente al patrimonio di creatività che è innato in ciascuno di noi, è un viaggio all’interno del nostro inconscio e delle nostre energie più nascoste e vitali.
Quindi, scrittori, frequentate corsi di Yoga, troveranno giovamento il fisico, il morale e la vostra creatività… per non tacere del fatto che può essere praticato a ogni età.
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