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scrittura   /   Autopubblicarsi può portare a un contratto con una casa editrice?

(martedì, 22 gennaio 2013)

A volte pensiamo che il modello di pubblicazione al quale siamo abituati sia l’unico possibile. Lo schema è semplice: completi il tuo manoscritto, lo rivedi fino allo sfinimento, lo invii a varie case editrici e poi ti metti ad aspettare una risposta di un qualche genere. A volte, persino una risposta negativa ha un sapore rinfrescante. Eh già, perché in Italia non ti risponde mai nessuno, chissà perché tutti si ritengono troppo importanti. Comunque nell’era di internet questo non deve essere più lo schema principe per vedere il proprio manoscritto pubblicato. Grazie all’editoria elettronica chiunque può autopubblicarsi. Questo non vuol dire che diventerai il prossimo best seller, ma sicuramente di dovrebbe spingere a dare il meglio e a mettere nel tuo lavoro tutto quello che hai. L’altra faccia della medaglia è l’atteggiamento del pubblico: i lettori pretendono una qualità molto più alta a un prezzo molto più ridotto. E tu, autore e autrice, dovete dargliela se volete essere ascoltati.

Quella che riporto oggi è una storia di successo: Beth Reeks a soli 17 anni ha avuto un contratto per tre romanzi con la Random House, un’importante casa editrice britannica. Il modo in cui una liceale di una piccola città del Galles ha trovato la propria formula per il successo dovrebbe essere d’ispirazione per tutti noi. Beth si è limitata ad utilizzare la tecnologia gratuita a propria disposizione per costruirsi una base. Il suo primo romanzo, “The kissing booth” è stato pubblicato on line su una nuova piattaforma, Wattpad, in cui scrittori emergenti e lettori avventurosi cercano un punto d’incontro. Il romanzo romantico di Beth ha incontrato una tale favore da attirare l’attenzione di una vera casa editrice. Ora il suo primo romanzo finirà sugli scaffali non virtuali di vere librerie del Regno Unito nella primavera del 2012.

E’ possibile una simile storia di successo in Italia? Oppure siamo ancora troppo legati ai vecchi schemi delle case editrici o delle agenzie letterarie che fin troppo spesso credono di avere verità commerciali in tasca? Non dimentichiamo che Harry Potter è stato rifiutato da ben otto case editrici prima di trovare asilo presso la Bloomsbury. Chi ha commesso questo fatale errore dovrà conviverci per il resto della sua vita.

Eppure sono convinto che da qualche parte in Italia ci potrebbe essere il prossimo Harry Potter… il panorama editoriale nostrano può davvero concedersi il lusso di perderselo?

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