Questo sito è dedicato allo sviluppo e alla pratica della scrittura creativa in tutte le sue forme e comprende l’analisi critica di vari mezzi espressivi, dalla narrativa alla musica, dal cinema al teatro, passando per altre forme che fin troppo spesso sono considerate minori: la televisione e il fumetto.

scrittura   /   Giornata contro la violenza. Basta vestire di rosso?

(lunedì, 25 novembre 2013)

Vestirsi di un colore come forma di sensibilizzazione. In questo caso di rosso. Puó servire a portare all’attenzione del grande pubblico l’esistenza di un problema come la violenza di genere?

Per carità, ogni spunto di riflessione è benvenuto, ogni invito al dialogo è fondamentale, ma il dialogo (e questo è il punto) può essere avviato da un colore?

Forse il rosso è troppo vago e non arriva al cuore del problema. Il punto è che spetta agli uomini fermare la violenza. Con “uomini” non intendo “umanità”, ma umani di genere maschile (ovviamente eterosessuali). E’ inutile girare intorno al problema e dire che vestendo di rosso si può sensibilizzare la popolazione intorno a un tema. La realtà è un’altra: gli uomini devono fermare la violenza di genere. E’ una cosa scomoda da dire a fronte dei soliti che si alzano in piedi proclamando “non tutti gli uomini sono così” oppure “io non sono così: sono un bravo ragazzo!” o ancora: “sono queste generalizzazioni a esacerbare i rapporti tra sessi”. A tutti queste anime belle vorrei domandare: cosa fate voi per fermare la violenza? Cosa fate per non essere davvero come tutti gli altri?

Nell’autunno del 1983, in un discorso memorabile  tenuto al Midwest Regional Conference of the National Organization for Changing Men (qui potete trovare il testo in inglese), Andrea Dworkin chiese una tregua di 24 ore, in cui nessun uomo avrebbe commesso stupri. Non era un appello, e non era neanche una provocazione. Piuttosto, era un sincero grido di dolore. Non voglio parlarne. Leggetelo. Cercatelo in traduzione. Condividetelo.

Io vorrei fare un appello di livello molto più basso, molto più misero. Vorrei chiedere agli uomini, per un giorno, di non fare battute sessiste. Battute contro l’amica, contro la collega, contro l’estranea. Vorrei chiedere di più. Mi piacerebbe che per un giorno vi rifiutaste di ridere sentendo battute di questo genere. E allora vi chiederei di fare ancora un altro passo: di fare notare al commediante di turno che la battuta appena fatta non solo non fa ridere, ma è anche offensiva e dannosa (quella sì) per il rapporto tra generi. Poco direte voi. Certo, è davvero molto poco, quasi niente, eppure è un gesto più concreto dell’indossare un capo di vestiario cromaticamente vivace. Ripeto, è davvero molto poco, eppure le parole sono più importanti dei colori. In determinati ambienti maschiili, anche solo rifiutarsi di ridere può essere molto vicino all’eroismo, e fare notare che lo stupro o la violenza contro le donne non ha nulla di umoristico può essere così difficile da fare arrivare a livelli epici. Purtroppo noi uomini siamo così, abbiamo sempre paura di alzare la voce, di andare contro corrente, di farci giudicare dai nostri pari. Ed è proprio così che possiamo fare la differenza, iniziando da così poco. Anche solo per un giorno.

Condividi condividi su Del.icio.us condividi su Digg


 

RISPONDI


3 + = 9

ARTICOLI PRECEDENTI

notizie cinema teatro musica scrittura