scrittura / Intervista a Martin Lastrapes, autore di Inside the outside(martedì, 10 aprile 2012)
(For the english version of this article, you may click here) Qualche tempo fa ho pubblicato una recensione entusiasta di Inside the outside, un romanzo indipendente scritto da un autore californiano (vive nella California meridionale, in una regione nota come Inland Empire), Martin Lastrapes. Poiché questo sito è dedicato alla scrittura e alle sue ramificazioni, credo possa essere interessante iniziare a intervistare qualche autore e vedere se è possibile scovare qualcosa, un’ispirazione, un piccolo input e perché no, magari anche qualche segreto del mestiere.
Questa era assolutamente la mia intenzione. Sono affascinato dal modo in cui le persone diventano quello che sono, dalle forze che danno loro forma e costruiscono ciò in cui credono e la loro idea del mondo. La storia di Timber Marlow e di Divinity (ndr: la comunità in cui Timber cresce) è una metafora di quest’idea.
Ho fatto numerose ricerche. In primo luogo ho dovuto fare delle ricerche sulle comunità autosufficienti, che sono comunità di persone che vivono al di fuori del controllo delle autorità, al di fuori della società così come noi la intendiamo. Divinity doveva essere per quanto possibile isolata e nascosta, per cui ho letto molti libri e articoli che mi hanno aiutato a costruire questa comunità immaginaria in modo da farla apparire plausibile ai lettori.
In America, il corpo umano è soprattutto un bene di consumo. Le celebrità che offrono la loro immagine alla stampa e alla pellicola e gli operai che offorno il loro lavoro fisico hanno una cosa in comune: l’idea che il corpo umano è un qualcosa che si può vendere e comprare. Credo che molte persone inconsciamente sentano una specie di mancanza di controllo del proprio corpo come se questo (e di fatto la loro vita) non gli appartenesse. Credo che questo possa contribuire a spiegare l’impressionante popolarità di tatuaggi e piercing.
Mi piacciono molto i titoli nei capitoli e credo che un buon titolo contribuisca a raccontare una storia. Ho usato i titoli per creare aspettative e tensione, in modo tale che i lettori, già prima di leggere la prima frase si sentano coinvolti.
In realtà non leggo molti romanzi horror tradizionali. Comunque ho letto molti romanzi di Stephen King. Credo che il mio preferito sia Shining. Molti autori che amo scrivono però “dark fiction” (ndr: Martin Lastrapes ha scritto un articolo molto interessante su questo concetto, cui vi rimando volentieri), come Chuck Palahniuk e Cormac McCarthy: Fight Club e La strada sono i miei libri preferiti. Per quel che riguarda i film, sono stato ossessionato da Nightmare e da Venerdì 13. Da adolescente amavo molto la serie di Hellraiser. Trovo che la serie Scream di Wes Craven sia meravigliosa e che anche se Questo non è un paese per vecchi non è un horror, mi ha spaventato quanto un horror tradizionale.
No, ma dovrei averne. Mi assegno il compito di scrivere qualcosa (qualunque cosa) ogni giorno, ma non ho abitudini particolari. Qualche volta passano giorni o anche settimane senza che scriva una riga. Quando questo succede però penso alla scrittura in continuazione; in particolare ai progetti a cui sto lavorando.
Sta andando molto bene. Mi piace avere il controllo di ogni aspetto del mio libro, dalla copertina all’editing finale. Naturalmente questo vuol dire lavoro in più, ma è molto gratificante.
Lo spero davvero!
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