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scrittura   /   Salento Rock – Andati via senza salutare

(martedì, 15 dicembre 2015)

In un precedente articolo avevo parlato di chi sia uno scrittore, chiudendo con una considerazione semplice: uno scrittore è colui che scrive. In questo articolo-recensione amplio il discorso, non tanto per delimitare il campo d’azione di chi pratica la scrittura, quanto per aggiungere un tassello. Con il passare del tempo mi sto accorgendo che la scrittura richiede semplicità. Quando ero adolescente amavo usare paroloni, immergermi in uno stile ampolloso e fiorito, e forse era una fase di sperimentazione che andava bene nella mia vita. Adesso invece la chiarezza sta prendendo il sopravvento. Ecco dunque il tassello successivo: chi scrive risponde a un’urgenza.

Apprezzo molto semplicità e urgenza, e mi sembra che siano due parole che descrivono molto bene Salento Rock – Andati via senza salutare. Mi sono avvicinato a questo romanzo per una coincidenza, anzi per una serie di coincidenze: la musica di Umberto Papadia, il fatto che Simon Tonico si sarebbe occupato della lettura drammatica durante una presentazione romana di questo libro… insomma, alla fine della presentazione avevo una certezza: la certezza di dover leggere questo libro. E così è stato: un terzo del libro è partito in meno di 24 ore e il resto è trascorso in poco meno di una settimana. All’inizio mi sono lasciato trarre in inganno, anche per l’articolazione particolare dei capitoli, e ho pensato di trovarmi di fronte a una raccolta di racconti. Niente di più sbagliato: Salento Rock è un vero e proprio romanzo, il manifesto di una generazione di Galatina in quel punto di passaggio critico tra gli anni ’80 e li anni ’90. Passaggio critico per la città in provincia di Lecce (ma non solo) per l’arrivo dell’eroina e del virus dell’HIV e per l’enorme impatto su tutti coloro che in quegli anni avevano tra i venti e i quarant’anni. Secondo una statistica riportata dall’autrice, l’11 per cento di chi apparteneva a questa fascia di età faceva uso di eroina, e di conseguenza era molto difficile che un giovane in quegli anni non avesse nella cerchia delle proprie conoscenza qualcuno o qualcuna dipendente da questa sostanza. Luisa, un’amica di mia madre che ha insegnato per tanti anni, mi ha sempre detto una frase che mi ha colpito: nel corso dei suoi anni di insegnamento ha sempre notato che quando i giovani iniziavano a risvegliarsi, iniziavano a circolare più stupefacenti. Non se sia vero, e non voglio agitare fantomatici complotti, ma non posso fare a meno di chiedermi: e se non fosse circolata? Chi sarebbero oggi quei giovani andati via senza salutare?

Francesca racconta rielaborando fatti, sensazioni, ricordi, statistiche che non sono mai freddi numeri, con uno stile semplice e tagliente. Le prime pagine mi hanno ricordato, nella loro crudezza, alcuni passaggi di Christiane F. nell’ingenuità con cui i protagonisti di Salento Rock si avvicinano al “gioco” mortale dell’eroina. C’è anche la stessa passione per la musica, ma i paragoni si fermano qui. Galatina non è la Berlino Ovest dei primi anni ’80, la provincia di Lecce non è una città divisa e diversa da tutte le altre. La specificità della città che fa da sfondo a una generazione ferita è presente in ogni pagina, nella commistione tra sacro e profano, tra antiche tradizioni e disagi moderni, tra la voglia di scappare e la “malattia” di dover tornare a tutti i costi. Should I stay or should I go?

Quello che mi ha colpito, e che ho apprezzato, è la diversità degli stili di questo romanzo, crudo – certo -, ma anche sognante, ironico, poetico e militante, in un’apparente complessità che in realtà è il cuore della vita stessa, una vita fatta di amore e di sofferenze, di voglia di vivere, di fuggire e di restare ma anche una vita costellata da tante, troppe morti. Persone che però hanno vissuto, ciascuna con una propria storia, con una propria specificità, una propria bellezza che ancora oggi vuole essere raccontata, anche se trasfigurata con i mezzi propri della letteratura.

Non ho alcuna difficoltà a dire che Salento Rock sia uno dei romanzi più straordinari che abbia letto nel 2015, che mi ha tenuto incollato pagina dopo pagina, e non posso che consigliarlo caldamente.

Disponibile:

Nella libreria Fabula di Galatina

Dal sito dell’editore.

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